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Una transizione nella transizione.

Storia di un faccia a faccia con l'etica.


Voglio raccontare la mia prima volta di fronte all’aspetto etico della scelta vegan. Nonostante seguissi già la dieta vegan da qualche mese ed i miei interessi cominciassero timidamente ad andare oltre il semplice aspetto alimentare, sentivo che c’era un ulteriore passo che dovevo affrontare.

Come molti, il mio approccio alla dieta vegan fu di natura salutista in prima battuta. Era un periodo piuttosto critico della mia vita – della quale magari parlerò in un’altra occasione – e la ricerca di una soluzione ai miei problemi si concluse con un nuovo regime alimentare. 

Dopo qualche mese di dieta vegan, svariati miglioramenti dal punto di vista della salute e centinaia di ore passate a cercare informazioni su siti, blog e forum, decisi che era arrivato il momento di affrontare un aspetto in particolare del veganismo: quello etico.

Sapevo che esistevano “certi video” che mostravano “certe cose”, ma come tutti ero stato abituato a voltare lo sguardo dall’altra parte per non rovinarmi la cena, per non rovinarmi la giornata o per qualunque altra ragione che potesse evitarmi di affrontare quella scomoda verità.

Un giorno decisi che volevo vedere con i miei occhi, ma avevo paura di scegliere qualcosa di troppo forte - in fondo sono sempre stato un amante degli animali (anche quando li mangiavo!*) -, quindi dopo qualche ricerca su internet decisi che il video che avrei visto sarebbe stato Chew on this della PeTA. 
Che trauma come prima volta, fu un pugno nello stomaco. Nonostante sia un video in cui le scene cruente non sono moltissime e vengano proposte in maniera "sopportabile", il messaggio che ricevetti fu forte e  chiaro: quello che succede ogni minuto, ogni giorni, tutti i giorni in quei luoghi di sofferenza e morte tenuti lontani dagli occhi e dalle orecchie della gente comune, è sbagliato!

Dopo quel video ne guardai un altro, e poi un altro ancora, e poi ancora senza riuscire a smettere, fino a quando mi resi conto che avevo ormai le lacrime agli occhi. In quell’istante capii che qualcosa dentro di me era cambiato, e che volevo fare il possibile per non essere più complice della violenza alla quale avevo assistito.

La sola dieta a quel punto non era più abbastanza, avevo bisogno di cambiare molti più aspetti della mia vita! Anche se non conoscevo il termine all’epoca, avevo deciso di diventare un antispecista.

Come molti altri vegan a quel punto mi trovai a dover affrontare un interrogativo disarmante: perché diavolo non l’avevo fatto prima?

Quel tipo di domanda naturalmente non portava da nessuno parte, l’unica cosa fattibile era guardare avanti visto che non possiamo tornare indietro, e fare il possibile per evitare che la storia si ripetesse.

La cosa che più mi colpì fu il realizzare che cambiare la propria vita è molto più facile di quanto si possa pensare, perché quando sai esattamente cosa vuoi e cosa non vuoi, tutto si semplifica. A differenza di quello che pensano in molti, la vita di un vegan non è fatta di rinunce ma di scelte.




*  Tipico esempio di umorismo vegano spicciolo.

2 commenti:

elena71 ha detto...

Secondo me c'è molto di più da raccontare.

Voglio la seconda parte!


P.S

Evviva la sugna di seitan ;)

Luca ha detto...

Naturalmente la storia continua ma non volevo fare un post troppo lungo, ho preferito soffermarmi sul dettaglio della "prima volta" ;)

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